Mara, Thaïlande

Non ridurmi solo ad un oggetto della tua pietà...

Mara Wickett, una volontaria americana in Thailandia, condivide nella sua lettera ai padrini le sue prime scoperte e alcuni fioretti della sua bella missione asiatica.

Thien (il mio fratello di comunità) mi accompagna per strada e siamo seguiti da un gruppo di ragazzi indisciplinati che sono ansiosi di accompagnarci a destinazione, anche se passano ogni giorno davanti a casa nostra. Alla fine della strada, attraversiamo l’ampio canale di scolo su una tavola di legno e proseguiamo dietro l’angolo. Raggiungiamo presto una soglia senza porta, e mentre procediamo vedo un grosso ratto che salta fuori dalla stanza interna, apparentemente non molto favorevole alla nostra visita.
Con questo benvenuto stimolante, mi preparo a ciò che troveremo dentro e a chi incontreremo. Lung Siim, circa 50 anni, è sdraiato su un materasso nudo sul pavimento con tutti i suoi averi a portata di mano. Vestito solo con una camicia e un pannolino, si siede lentamente per darci il benvenuto. “Sawadeekha!” Sorprendentemente, ognuno dei bambini che ci hanno seguito si è inchinato rispettosamente a Lung Jak - un piccolo miracolo considerando la loro abituale mancanza di buone maniere. Ci sediamo per terra, gambe incrociate, accanto al suo materasso per fargli visita.
Thien spiega che Lung Jak si è ammalato due anni fa e da allora si trova in questo stato: prima lavorava all’ufficio postale, ma ora non può più camminare e parla a malapena. Il vicino gli porta da mangiare e lo aiuta a cambiarsi i vestiti, ma a parte questa gentilezza, si sente molto solo.
Mentre ascolto la loro lenta conversazione senza capire, il suo sguardo si muove verso di me, e anche se i suoi occhi sono offuscati, sono penetranti. Mi offrono un invito e mi supplicano di accettarlo: Guardatemi per quello che sono, non per la mia situazione! Guardate la forza che c’è dietro la mia dipendenza dagli altri! Guardate le mie speranze, le mie aspettative, guardate la vita che ho vissuto! Sono più della mia povertà, sono più della mia malattia! Io sono un uomo! Vi prego di non ridurmi solo ad un oggetto della vostra pietà.
L’invito di Lung Jak mi ha umiliato e ho sentito la mia povertà, la mia debolezza, il mio grido mescolato al suo - il primo e più profondo grido del cuore umano: essere visto e amato. Per dirla in modo semplice, per avere un amico. Grazie a Lung Jak, ho ricordato la mia missione qui con Punto Cuore : essere introdotto nella vita e nel cuore delle persone qui, conoscerle, camminare con loro.