Chi siamo
Punto Cuore è una ONG internazionale presente in 26 paesi dei 4 continenti, con voce consultiva all’ONU.
Essere presenti con chi soffre
Le case di Punto Cuore si trovano in luoghi di grande sofferenza: bassifondi, quartieri difficili, luoghi di grande solitudine.
I volontari conducono una vita semplice tra gli emarginati. Soprattutto, vogliono immergersi nella vita del quartiere per vivere come i suoi abitanti, con loro e in mezzo a loro. La loro casa e la loro presenza diventano un luogo di rifugio per molti. Accolgono il bambino di passaggio, l’adolescente in cerca di senso, l’adulto in grande difficoltà… Fanno visita ai malati, ai prigionieri, agli abbandonati…
Accompagnare
Attraverso la loro amicizia gratuita, i volontari vogliono restituire ai più poveri la consapevolezza della loro dignità.
Questa amicizia fa di Punto Cuore un ponte, un collegamento tra la strada, le famiglie e le strutture locali esistenti (ospedali, scuole, municipi…). I volontari sono anche una presenza attenta alle esigenze dei loro amici e agiscono di conseguenza in modo personalizzato.
Testimoniare
Nei bassifondi, i volontari di Punto Cuore hanno imparato a guardare la realtà in modo nuovo. Uno sguardo dove l’uomo è al centro di tutto.
Punto Cuore cerca di far conoscere e condividere questa esperienza umana che dà senso a tutte le attività sociali, economiche, artistiche, politiche…
Dal 2005, l’ONG ha uno stato consultivo speciale all’ONU.
« È accaduto qualche settimana fa. Ci è stato raccontato che un signore, con entrambe le gambe amputate, “è morto a causa dell’alcool”, lo stesso signore che avevo visitato la settimana prima e che stava peggiorando sempre più. I medici gli davano qualche ora di vita. L’ho riconosciuto a malapena: il suo viso emaciato, la sua bocca come una ferita semiaperta. I suoi occhi rotolano, si lamenta, non reagisce a nessuna parola. Siamo rimasti a pregare in silenzio, tenendogli la mano. Questi pochi minuti sono un vero mistero - chissà cosa viene dato, cosa viene ricevuto? Alla fine dovemmo andarcene, ma prima gli strinsi la mano un’ultima volta e gli sussurrai: “Preghiamo per te”. Con gli occhi socchiusi, in un soffio, mi rispose distintamente: “Lo so”. Morì poche ore dopo. Ma “lui sapeva”. »